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Idee per l’altra metà di domani: ieri a Roma convegno Cisl su donne e lavoro

DELEGAZIONE CONVEGNO ROMA 21 GIU 16
Le donne della Cisl Emilia Centrale ieri a Roma al convegno nazionale Cisl su donne e lavoro

Diritti civili, diritti sociali e contrattazione di genere. Sono stati gli argomenti al centro della grande manifestazione Cisl “Idee per l’altra metà di domani” svoltasi ieri a Roma e a cui hanno partecipato più di mille delegati e delegate provenienti da tutte le regioni italiane. C’era anche una delegazione della Cisl Emilia Centrale. «Il futuro del Paese passa attraverso il rispetto tra gli uomini, le donne, i giovani e gli anziani. Il rispetto e il riconoscimento dell’altro sono il primo fondamentale passo per creare coesione sociale – ha detto la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan – Il nostro è un Paese dove non si fanno figli e una delle cause principali è la precarietà del lavoro, in particolare femminile. Troppo spesso, per carenza di servizi a favore della famiglia e della maternità, molte donne sono costrette a lasciare il lavoro dopo il primo figlio, quasi sempre dopo il secondo. Bisogna quindi ripartire dalla centralità del lavoro, affrontando il tema della disoccupazione ma anche della qualità del lavoro, ridisegnando un welfare più a misura di donna, di famiglia e di infanzia. È fondamentale dare vita a un paese a misura di uomini e donne, creando una forte alleanza nella società italiana. È necessario creare le condizioni di stabilità del rapporto di lavoro anche attraverso la contrattazione e con l’aiuto del welfare contrattuale, in modo da rappresentare le differenze di genere ma facendo stare insieme le italiane e gli italiani – ha detto la leader della Cisl, ricordando come «in molti casi purtroppo quando la donna va in maternità rischia che al rientro perda il lavoro oppure che vengano messe in discussione la sua carriera e le sue competenze. Questo è inaccettabile. Bisogna guardare al futuro creando un paese dove la donna non deve scegliere tra fare figli e lavorare. Oggi le donne vogliono contribuire al futuro del paese attraverso un welfare contrattuale che sappia valorizzare questi temi e rispondere con servizi adeguati alle esigenze di tutte le donne». Per questo la Cisl intende promuovere ancora di più la contrattazione di genere territoriale e aziendale per favorire la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro. «Ci sarà un grande spazio per le donne sindacaliste e contrattualiste. Per questo – ha dichiarato la segretaria organizzativa della Cisl Giovanna Ventura – per il prossimo congresso abbiamo già definito le regole per valorizzare molto di più la presenza femminile nei ruoli dirigenziali dell’organizzazione, visto che il 57,14 per cento delle iscritte della Cisl ha meno di 50 anni, un’età ottimale per essere coinvolte fortemente nelle elezioni e negli incarichi di rsu, rsa e sas. Sul totale dei nostri associati e associate la componente femminile è del 48,06 per cento – ha proseguito Ventura – La presenza associativa femminile nella Cisl è evidente proprio in settori dove notoriamente lavorano di più le donne, Cisl Scuola, Fisascat e Cisl Funzione pubblica. In queste categorie le iscritte superano ampiamente il 50 per cento del totale degli iscritti, diminuendo invece nella Fit, Fns e Filca, dove minore è la presenza lavorativa femminile nei settori rappresentati da queste federazioni. Il numero degli iscritti/e quindi evidenzia come ciascun sesso sia proprio l’altra metà della Cisl». Rifacendosi a quanto esposto nel precedente intervento di Linda Laura Sabbadini (statistica sociale), Ventura ha precisato che «l’occupazione femminile, tra alti e bassi, ha retto di più rispetto a quella maschile in questi anni di crisi. In ogni caso, alla fine del 2015 il tasso di occupazione si attesta al 47,5 per cento. La stessa Sabbadini – ha ricordato la segretaria organizzativa – ha anche sottolineato la diminuzione del tasso di natalità, poiché la relazione tra il lavoro delle donne e la sua conciliazione con la vita familiare è talmente complessa da compromettere, in molti casi, il desiderio di maternità. Tant’è vero che dal 2012 al 2015 ci sono state circa 50 mila nascite in meno. Non può essere un caso quindi che una donna su tre lasci il lavoro dopo il primo figlio. La fotografia della realtà è importante per contestualizzare anche la nostra azione di proselitismo associativo e la nostra politica dei quadri con una lettura di genere. Secondo i dati diffusi ieri dalla Cisl, inoltre, l’Italia è ancora il fanalino di coda in fatto di asili nido e servizi all’infanzia. Meno di un quinto dei bambini nel secondo anno di vita e meno di un decimo dei bambini nel primo anno di vita ha l’opportunità di frequentare un nido d’infanzia. Questo è uno dei temi su cui si è soffermata il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ospite del convegno, osservando che il nostro Paese è il fanalino di coda sul tema degli asili nido perché di fatto siamo fanalino di coda sul tema della natalità. «Il nostro Paese non riesce a mettere al centro della propria agenda il tema della maternità, con tutto quello che comporta il dopo, quindi con il prestigio sociale di essere madre, l’assistenza, i servizi, gli incentivi alla natalità, il sostegno al lavoro al part ime e a modelli diversi di organizzazione della nostra città e della nostra società – ha aggiunto il ministro – La nostra società ha bisogno di essere sotto certi aspetti più ‘femminile’ e più inclusiva; questo permetterebbe a tutti di essere più produttivi». Nel panorama Ocse l’Italia purtroppo continua a distinguersi per una bassa presenza di servizi ai bambini e alla non autosufficienza e per un alto numero di “caregivers” informali. Il Monitoraggio Straordinario Piano Nidi (aggiornato a fine 2014) dimostra come il tasso di copertura della domanda potenziale dei nidi e servizi integrativi (senza quindi considerare la scuola dell’infanzia) è in Italia solo del 21,8 per cento. La crescita dei servizi che si è avuta negli anni più recenti non ha ancora raggiunto livelli soddisfacenti e si configura con caratteristiche molto differenziate sia geograficamente che in relazione all’età dei bambini. Nel Sud la percentuale di copertura si attesta al 10,7 per cento. Considerando anche gli anticipi alla scuola dell’infanzia, l’Italia nel complesso arriva ad un tasso di copertura pari al 27 per cento e il Sud al 19,9 per cento. Un ruolo sussidiario e di supplenza è svolto dalla “contrattazione sociale”, orientata a sviluppare il sistema dei servizi sociali e socio-educativi a favore della famiglia e dell’infanzia. Dai dati dell’Osservatorio sociale della Cisl, che annovera 4.671 accordi territoriali, il sistema dei servizi per la famiglia e per l’infanzia è stato tra le principali voci che hanno impegnato le strutture territoriali del sindacato. Nell’ultimo triennio sono stati sottoscritti 1.175 accordi che hanno riguardato la famiglia e 356 accordi con beneficiario i minori, soprattutto riguardanti servizi sociali e socio-educativi. Le regioni nelle quali si è maggiormente sviluppata la contrattazione per questa platea di beneficiari sono Lombardia, Piemonte, Campania, Marche ed Emilia-Romagna. Per la Cisl servono più servizi, a partire dal piano straordinario nidi, ma anche misure concrete che permettano alle donne di essere impiegate nel mercato del lavoro, senza dover scegliere tra occupazione e famiglia. Il sindacato di via Po ritiene fondamentale e urgente l’emanazione del previsto decreto inter-istituzionale che potrebbe consentire alla contrattazione collettiva di accedere al Fondo triennale 2016-2018 istituito con il Decreto 80 del 2015 attuativo del Jobs Act, che riguarda le misure per la conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro il cui ammontare a 38,3 milioni di euro per l’anno 2016, 36,2 milioni di euro per l’anno 2017 e a 35,6 milioni di euro per l’anno 2018, aiuterebbe non poco le lavoratrici e i lavoratori del nostro Paese. Anche per quanto riguarda la conciliazione dei tempi di vita e tempi di lavoro la situazione è in forte evoluzione. L’osservatorio sulla contrattazione di 2° livello della Cisl (Ocsel), che a oggi ha censito circa 5 mila accordi, mostra come il 18 per cento degli accordi complessivamente considerati regolamenti questa materia, disponendo agevolazioni orarie e apertura alla concessione del part-time per lavoratrici madri, nonché varie forme di flessibilità oraria. Poco diffuso, in tutti gli accordi analizzati, il tema relativo alle pari opportunità (solo il 3 per cento sul totale complessivi degli accordi stipulati dal 2013 al 2016). Tuttavia la percentuale di ricorrenza maggiore, nelle singole voci componenti l’area, è quella riferita alle azioni positive (38 per cento) e “altre disposizioni” (42 per cento), dove troviamo una serie di interventi da parte delle aziende (abbattimento di barriere architettoniche, istituzione di sportelli di consulenza per i lavoratori disabili, formazione e promozione in azienda di azioni positive, disponibilità ad agevolare con forme di flessibilità oraria le esigenze di cura dei lavoratori, monitoraggio sull’attuazione delle disposizioni di legge in materia di pari opportunità in azienda, disponibilità a valutare progetti finalizzati a conciliare il lavoro e la cura della famiglia). Disposizioni riguardanti le norme antidiscriminatorie sono presenti nella misura del 17 per cento degli accordi, mentre le sanzioni contro le molestie e/o mobbing rappresentano il 5 per cento degli accordi. Per favorire la conoscenza e l’approfondimento delle tematiche femminili in campo sociale, culturale, economico, sindacale, scientifico e, più in particolare, del mondo del lavoro, la Cisl ha istituito due borse di studio per giovani laureandi promuovendo il bando dedicato a Carla Passalacqua, storica figura della Confederazione per tanti anni alla guida del Coordinamento donne, scomparsa nel 2015. Il bando è stato presentato nel corso dell’iniziativa.



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