Coprob: ritirato progetto esternalizzazione siti Finale Emilia e Argelato
Scongiurata l’esternalizzazione della logistica e confezionamento dello zucchero nei due ex zuccherifici Coprob di Finale Emilia (Modena) e Argelato (Bologna). I sindacati e l’azienda, leader del settore bieticolo saccarifero italiano, hanno concordato una riorganizzazione interna che sancisce il definitivo ritiro del progetto di cessione di ramo d’azienda dei settori logistica e confezionamento, non prevede alcun esubero aggiuntivo rispetto a quelli stabiliti (su tutti i sei siti produttivi Coprob) dalla mobilità esclusivamente volontaria dell’accordo di dicembre 2015. Prevede inoltre misure di accompagnamento alla pensione per tutti quei lavoratori che non matureranno il requisito nel corso dei 18 mesi di mobilità, riqualificazione e formazione per alcune figure professionali richieste su altri siti della Coprob. «Si chiude così in maniera positiva un percorso di mobilitazione, confronto e contrattazione iniziato circa un anno fa», commentano con soddisfazione Fai Cisl e Flai Cgil. A dicembre 2015, infatti, la Coprob (Cooperativa Produttori Bieticoli) aveva annunciato ai sindacati e alle rsu l’intenzione di non gestire più direttamente la logistica e il confezionamento dello zucchero, ma di affidarle a terzi. Ad aprile 2016 tutti i 16 lavoratori impiegati nei due siti avevano scioperato otto ore contro le esternalizzazioni annunciate dall’azienda. Nel corso di questi mesi le assemblee dei lavoratori hanno formulato proposte di riorganizzazione lavorativa alternative alle esternalizzazioni, presentate al gruppo sia a livello territoriale che nazionale. La Coprob, rimasto ormai l’unico gruppo italiano a raffinare lo zucchero di barbabietola, vive da oltre un decennio una profonda crisi determinata dal crollo del prezzo dello zucchero, causato anche dalla fine delle quote comunitarie; la crisi ha comportato la chiusura di diversi stabilimenti. «La rinuncia al progetto di cedere il ramo d’azienda della logistica e del confezionamento rappresenta, quindi, una scelta in controtendenza rispetto alle attuali logiche imprenditoriali e dimostra che, laddove mobilitazione, dialogo e rispetto delle parti sono ancora elementi distintivi della contrattazione, – concludono Fai Cisl e Flai Cgil – è possibile salvaguardare i diritti dei lavoratori».